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Cosa sono le Free Trade Zones e perché dovrebbero interessarti?

Cosa sono le Free Trade Zones e quando sono state “create”

Fin dagli anni ’80 la Cina si è resa conto dell’importanza di incentivare l’economia con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ).

In seguito, come prosieguo ideale di questa visione e per continuare una crescita a ritmi più che sostenuti, il governo cinese ha creato nel 2013 la prima Free Trade Zone (FTZ) a Shanghai.

Quest’area, locata non a caso nel maggiore hub commerciale, portuale e finanziario del Paese, è stata un vero e proprio laboratorio di innovazioni, che ha consentito di attrarre numerose imprese straniere in settori in cui gli investimenti esteri venivano considerati altamente “desiderabili”.

Le imprese registrate in queste aree giovano di agevolazioni burocratiche e fiscali, procedure di approvazione degli investimenti più agevoli, minori restrizioni e dazi doganali.

 

 

 

Quante sono e quali sono le Free Trade Zones cinesi oggi

L’esperimento di Shanghai ha riscosso un tale successo che nel 2015 sono state decretate tre nuove FTZ, a Tianjin, Guangdong e Fujian.

Chiaramente le località non sono state scelte a caso, ma a seconda di uno specifico disegno di sviluppo territoriale.

Nel 2017 il governo stabilisce la creazione di ben sette nuove FTZ, portando il totale ad undici: “Sichuan, Henan, Zhejiang, Hubei, Liaoning, Chongqing, Shaanxi.”

Una considerazione fondamentale è che, mentre le prime FTZ erano situate tutte in aree costiere ad alto potenziale, le nuove sono locate in aree interne della Cina ancora in gran parte sottosviluppate.

La scelta fa quindi riferimento ad una precisa strategia di sviluppo sul lungo periodo.

 

 

 

Le principali motivazioni che hanno portato alla creazione delle Free Trade Zones

La Cina è stata indubbiamente uno dei più grandi protagonisti della globalizzazione, forse il Paese che ne ha tratto maggiori benefici.

Tuttavia le profondissime trasformazioni che la stessa economia cinese vive di anno in anno, l’emergere di nuovi agguerriti concorrenti proprio nel continente asiatico, rendono necessario godere dei migliori e più ingenti investimenti esteri.

Ciò ha notevoli ricadute positive:

dal punto di vista occupazionale;

per l’indotto;

per il know how che gli investitori qualificati apportano. Un fattore essenziale per la Cina che sta cercando (con successo) di riconvertire la propria produzione rendendola sempre più competitiva dal punto di vista qualitativo (qualità dei prodotti, tecnologie innovative, etc.).

Come sostengono tutte le più accurate analisi delle principali società di consulenza strategica anglosassoni, l’intensità dei Foreign Direct Investments (FDI) sarà un elemento decisivo per vincere la battaglia della nuova globalizzazione in arrivo.

D’altra parte, imprese straniere, businessman e investitori, pur guardando all’ immenso mercato cinese come ad un’opportunità quasi irrinunciabile, necessitano di:

scaricare, stoccare, lavorare e riesportare merci in tempi brevi e soprattutto certi;

esenzioni doganali;

certezza del diritto;

condizioni favorevoli per penetrare nel mercato e generare profitti duraturi.

 

 

 

Cosa si intende per Negative List

La “negative list” è una lista di settori nei quali gli investimenti esteri sono soggetti a particolari restrizioni o addirittura del tutto proibiti.

Nel giugno 2017 il Consiglio di Stato ha promulgato una nuova Negative list, che ha rimpiazzato la precedente, con importantissime novità per le compagnie straniere.

Numerose restrizioni sono state abolite in settori di vitale importanza come stampa, aviazione civile, intrattenimento, istruzione, agenzie di viaggio, trasporto marittimo, vendita al dettaglio e all’ingrosso, costruzione di aeromobili, banche e brokeraggio.

Va precisato che sulla carta molte di queste decisioni sono considerate temporanee e saranno soggette a futura conferma ufficiale.

Si tratta comunque di un segnale estremamente positivo, forse sintomo di un’ulteriore apertura e liberalizzazione dell’economia cinese.

 


 

Lo sviluppo delle Free trade Zones

L’attrazione di investimenti esteri ed il contributo all’ economia nazionale delle prime quattro FTZ è stato fenomenale.

Nel solo 2016 quasi 5.000 compagnie straniere si sono stabilite nelle aree e sono stati attirati investimenti superiori dell’81,3% rispetto all’ annualità precedente, per un totale di circa 88 miliardi di Renminbi.

Andiamo ad esaminare più dettagliatamente le caratteristiche delle prime singole quattro Free Trade Zones.

Shanghai. L’istituzione di una FTZ nella megalopoli più popolosa del paese, porto e centro finanziario di classe mondiale, ha riscosso immediatamente grandi consensi e permesso di disincentivare alcuni investimenti esteri da Hong Kong, dove il governo ha minor controllo.

Tianjin è una metropoli a soli 30 minuti a sud di Pechino,

 

con un porto e un settore industriale ben sviluppati. Investire su Tianjin vuol dire soprattutto investire nel futuro: la mega area urbana di Pechino-Tianjin-Hebei, nota anche come “Jingjinji“, è la principale area metropolitana del nord, e vi è l’ambizione di implementare infrastrutture e attività industriali

 

Fuijan FTZ, che si trova vicino a Xiamen, è un avamposto strategico per lo stretto collegamento con l’economia taiwanese, incentiverà il libero flusso di merci tra Taiwan e la Cina continentale e l’insediamento di numerose compagnie taiwanesi.

Guangdong beneficia di una posizione geografica privilegiata, è la porta d’ingresso per Hong Kong e Macao, ed è già una provincia industriale ben sviluppata, focalizzata su ricerca e sviluppo.

 

 

Perché è diventato essenziale conoscerle e quali benefici garantiscono le Free Trade Zones

Per una compagnia estera desiderosa di investire e di avere successo in Cina, stabilirsi in una di queste aree può risultare un vantaggio competitivo decisivo.

Viste le continue innovazioni che il governo cinese attua in tali zone, un fattore chiave di successo è sicuramente monitorare costantemente i possibili sviluppi fiscali e normativi, anche in base alla concorrenza presente (che è sempre più temibile).

Di seguito, vi forniamo una breve panoramica delle agevolazioni previste.

1. Le formalità doganali sono molto più snelle e agevoli all’interno delle Free Trade Zones, in particolare riguardo liquidazioni e pagamenti; le imprese hanno la facoltà di effettuare una dichiarazione unica per diversi lotti di merci, con minori costi e più flessibilità.

2. Possibilità di usufruire di privilegi fiscali, in particolare riguardo l’importexport di merci.

3. Riduzione, ed in taluni casi annullamento, dei dazi doganali.

 

4. Procedure burocratiche semplificate per la registrazione dell’attività e l’assunzione di personale.

5. Riduzione della “corporate income tax (CIT)” fino al 15%, se in possesso di adeguati requisiti.

6. Possibilità di optare per un ufficio virtuale.

7. Vantaggi nella catena di approvvigionamento e fornitura.

Cosa sono le Free Trade Zones e perché dovrebbero interessarti?
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